Domenica 16 Marzo 2014, h 21:00
«L’ho stretto forte e non lo lascerò» (Ct 3,4)
Novara, Battistero paleocristiano
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Conferenza
Relatore: don Silvio Barbaglia, biblista
Voce: Lucilla Giagnoni, attrice e interprete
A cura di: Comitato per il Progetto Passio

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DESCRIZIONE

CRONACA

IN BATTISTERO, SOGNANDO "A ORECCHI APERTI"
Giagnoni e Barbaglia nel secondo episodio del Cantico dei Cantici

«Il canto ultimo dedicato a Salomone». La voce di Lucilla Giagnoni scandisce i versi del Cantico dei Cantici, nel secondo incontro dedicato, domenica 16 marzo, nel Battistero del Duomo di Novara, alla lettura del sacro poema d'amore. Le luci soffuse e cangianti, riflesse dall'antica volta dell'edificio paleocristiano, ricreano «la dimensione del sogno che – spiega don Silvio Barbaglia – nella Bibbia è il luogo priviegiato della rivelazione di Dio». Ed è un sognare "a orecchi aperti" quello del Cantico, in cui la visione è rivelata dalla parola, che unita alla musica si fa ancora più intensa nella forma del canto. Ma oltre all'udito trionfano i sensi di gusto e olfatto, che prelundono alla fusione dei corpi, mossi dall'attrazione amorosa. «Sì, le tue effusioni d'amore scaturite dal vino sono le più inebrianti» canta l'amata, in una traduzione – offerta dallo stesso Barbaglia –, che attinge alle intime consonanze del testo con la Scrittura e con la tradizione rabbinica. Il vino infatti è qui bevanda inebriante, ma anche rimando alla tribù di Giuda, cui appartiene il Messia, che il patriarca Giacobbe benedice dal letto di morte come colui che «lucidi ha gli occhi per il vino e bianchi i denti per il latte». E così la fiala odorosa che l'amata custodisce tra i seni contiene quell'olio di mirra con cui si ungono i re e i sacerdoti, consacrandoli a Dio. Riferimenti che conducono il lettore al re più grande che Israele ricordi, Salomone, il figlio di Davide. A lui il Targum – antico testo rabbinico – attribuisce il Cantico, come l'ultimo tramandato delle Scritture, in attesa di quello che canteranno i redenti, nel riscatto dall'esilio che compirà le speranze messianiche. Il canto che in esso risuona non è voce umana, ma quella della Sapienza, dimensione femminile di Dio che cerca l'amato sovrano: «L'ho stretto forte e non lo lascerò, finché non l'abbia condotto nella casa di mia madre». Un abbraccio che è l'arrivederci al prossimo incontro del percorso, domenica 23 marzo alle ore 21, nel Battistero del Duomo di Novara.



PRESENTAZIONE

«Una voce! L’amato mio!». Dalla finestra di notte egli spia e chiama l’amata: «Alzati, amica mia, mia bella, e vieni, presto!». Ma il sogno svanisce, mentre ella cerca per strade e piazze l’amato. E trovatolo, infine, lo abbraccia, promettendo di non lasciarlo più andare.